domenica 27 marzo 2011


La vera prigione 

Non è il tetto che perde 
Non sono nemmeno le zanzare che ronzano 
Nella umida, misera cella. 
Non è il rumore metallico della chiave 
Mentre il secondino ti chiude dentro. 
Non sono le meschine razioni 
Insufficienti per uomo o bestia 
Neanche il nulla del giorno 
Che sprofonda nel vuoto della notte 
Non è 
Non è 
Non è. 
Sono le bugie che ti hanno martellato 
Le orecchie per un'intera generazione 
E' il poliziotto che corre all'impazzata in un raptus omicida. 
Mentre esegue a sangue freddo ordini sanguinari 
In cambio di un misero pasto al giorno. 
Il magistrato che scrive sul suo libro 
La punizione, lei lo sa, è ingiusta 
La decrepitezza morale 
L'inettitudine mentale 
Che concede alla dittatura una falsa legittimazione 
La vigliaccheria travestita da obbedienza 
In agguato nelle nostre anime denigrate 
È la paura di calzoni inumiditi 
Non osiamo eliminare la nostra urina 
E' questo 
E' questo 
E' questo 
Amico mio, è questo che trasforma il nostro mondo libero 
In una cupa prigione. 

ken saro wiwa

Lettera aperta al mio amico Ernesto

caro Ernesto, lo dico con sincero dispiacere, questa volta mi hai deluso, soprattutto se penso alle discussioni, spesso animate sui valori, sui principi, ma ancor di più sulle trappole del potere, sui modi subdoli che chi detiene il potere ha, per mistificare la realtà. Tante volte mi hai dato delle lezioni di vita, ed io ti ho ascoltato volentieri perché sentivo nelle tue parole il profumo dell'intelligenza.
Questa volta credo che tu sia caduto in errore, e non sei il solo. Sto parlando dell'intervento di Roberto Benigni al Festival di Sanremo. Tu dici che lo hai trovato meraviglioso, intelligente, un genio della mimica e del gesto, acuto e penetrante... addirittura immenso...
No Ernesto penso che ti sbagli, e non credo si tratti di una semplice differenza di punti di vista, solo che stavolta non ti sei accorto del trucco. La gestualità, la mimica geniale, che altro non sono che "mestiere", sono servite a dirottare l'attenzione dalla vera storia, che altro non era che mistificazione.
La storia del Risorgimento italiano, non è lastricata come diceva Benigni, di eroismo, di generosità, di altruismo. Come certamente tu sai. E allora perché tanta enfasi da parte del guitto? Perché dare fondo a tutta la sua abilità di affabulatore, di mestierante dell'intrattenimento?
Certo l'impegno c'è stato, sudava come un cavallo, e questo serviva ad aumentare il pathos... adesso sono io che esagero.
Ernesto... ma ci sei o ci fai? Davvero vuoi farmi credere di non aver annusato una nota stonata? E Garibaldi eroe dei due mondi? Lo sai no, che in Argentina è ancora oggi considerato uno spauracchio? Garibaldi non è stato mai un eroe. Era un contractor, un mercenario, poco più di un lanzichenecco... Ma questo tu lo sai... E sai anche che fu proprio in questo clima culturale, che Cesare Lombroso dà vita a quell'idea distorta e assassina che fu la fisiognomica, e i suoi studi sul brigantaggio. Che altro non sono che la base, il terreno di coltura di tutti i razzismi, nazionali e non. Lo sanno bene i meridionali che ancora oggi vengono chiamati "terroni".
Ma possibile, dico io, che una persona intelligente come te non si sia chiesta il perché di tutto questo profluvio di retorica? ORGOGLIO. Orgoglio? Maddeché, ma perché? Lo dico sinceramente, questa è una di quelle parole che mi fanno un po' paura... Troppo facilmente diventano veicolo di cattive idee...
Io non sono orgoglioso di essere italiano, io sono italiano e non mi aspetto di essere considerato migliore per la mia nazionalità. Mi aspetto di essere giudicato per i miei pensieri e per le mie azioni, non per il timbro sul mio passaporto... Orgoglio di essere italiano... come se chi non lo è fosse poi uno sfigato, un reietto, un povero pirla... No da un comunista come te, internazionalista, questi errori grossolani non me li aspettavo.
Quello che penso è che Benigni non avesse poi tanta voglia di entrare in collisione con nessuno, e di conseguenza, da persona intelligente quale è, ha rimediato un discorsetto che poteva andare bene per i più, anche se non per tutti.
Dici che l'inno di Mameli è una canzone rivoluzionaria...
Preferisco pensare che la colpa fosse tutta della Wiborowa...

Alla prossima Ernesto.