venerdì 28 ottobre 2011

La comunicazione visiva



parte prima
Le prime forme di comunicazione visiva risalgono al paleolitico. Le pittore rupestri non hanno una funzione pratica, ma sono una forma primordiale di comunicazione visiva, in quanto il preciso intento dello sciamano-artista è quella di ingraziarsi la sorte. Cioè assicurarsi una caccia fortunata, per i giorni a venire.

Questo tipo di comunicazione risulta essere intenzionale e causale. Intenzionale perché è voluta (dallo sciamano-artista), e causale perché si presta ad una decifrazione, ad una interpretazione.
Intenzionale>volontarietà
Causale>interpretazione
Da qui la storia dell'arte può essere vista come un ampio catalogo di trasformazioni dell'oggetto visivo, attraverso il tempo, lo spazio, la cultura ecc. 
La rappresentazione bi-tridimensionale dell'oggetto viene di volta in volta interpretata, filtrata e restituita attraverso parametri sempre diversi. Parametri che sono generati dai multiformi aspetti dell'esistenza umana. Così come il cambiamento climatico, in qualche modo determina modificazioni che si riflettono a cascata nella vita quotidiana, nello stesso modo la comunicazione visiva risente dei continui cambiamenti culturali, ma non solo, anche sociali o addirittura antropomorfici. Agli antipodi delle pitture rupestri troviamo vari tentativi di comunicazione visiva, le cui radici sono, probabilmente, la necessità di segnare il territorio, con dei segni, dei graffi, delle incisioni praticate prima sui tronchi degli alberi, poi sulle pareti di pietra delle caverne. 
Un senso a questa ipotesi suò trovare tracciando un parallelismo tra l'attività segnica e l'evoluzione della tecnologia. Ci sarebbe quindi da presupporre, a buona ragione, che "il segno non segue la funzione" ma viceversa. Cioè il significato si dà a qualcosa che già esiste. Diversamente sarebbe un atto creativo, che decisamente non fa parte delle possibilità umane.
Ma il significato viene attribuito al segno (o il segno nasce da una necessità di comunicazione), la semantica nasce dal fonema?
segue

lunedì 24 ottobre 2011

Non discutere mai...

Non discutere mai con un ignorante...
Prima ti porta al suo livello...
E poi ti batte.
Con l'esperienza


giovedì 20 ottobre 2011

La via del guerriero


I sette principi del Bushidō 

  • 義, Gi: Onestà e Giustizia
Sii scrupolosamente onesto nei rapporti con gli altri, credi nella giustizia che proviene non dalle altre persone ma da te stesso. Il vero Samurai non ha incertezze sulla questione dell'onestà e della giustizia. Vi è solo ciò che è giusto e ciò che è sbagliato.
  • 勇, Yu: Eroico Coraggio
Elevati al di sopra delle masse che hanno paura di agire, nascondersi come una tartaruga nel guscio non è vivere. Un Samurai deve possedere un eroico coraggio, ciò è assolutamente rischioso e pericoloso, ciò significa vivere in modo completo, pieno, meraviglioso. L'eroico coraggio non è cieco ma intelligente e forte.
  • 仁, Jin: Compassione
L'intenso addestramento rende il samurai svelto e forte. È diverso dagli altri, egli acquisisce un potere che deve essere utilizzato per il bene comune. Possiede compassione, coglie ogni opportunità di essere d'aiuto ai propri simili e se l'opportunità non si presenta egli fa di tutto per trovarne una.
  • 礼, Rei: Gentile Cortesia
I Samurai non hanno motivi per comportarsi in maniera crudele, non hanno bisogno di mostrare la propria forza. Un Samurai è gentile anche con i nemici. Senza tale dimostrazione di rispetto esteriore un uomo è poco più di un animale. Il Samurai è rispettato non solo per la sua forza in battaglia ma anche per come interagisce con gli altri uomini.
  • 誠, Makoto o 信, Shin: Completa Sincerità
Quando un Samurai esprime l'intenzione di compiere un'azione, questa è praticamente già compiuta, nulla gli impedirà di portare a termine l'intenzione espressa. Egli non ha bisogno né di "dare la parola" né di promettere. Parlare e agire sono la medesima cosa.
  • 名誉, Meiyo: Onore
Vi è un solo giudice dell'onore del Samurai: lui stesso. Le decisioni che prendi e le azioni che ne conseguono sono un riflesso di ciò che sei in realtà. Non puoi nasconderti da te stesso.
  • 忠義, Chugi: Dovere e Lealtà
Per il Samurai compiere un'azione o esprimere qualcosa equivale a diventarne proprietario. Egli ne assume la piena responsabilità, anche per ciò che ne consegue. Il Samurai è immensamente leale verso coloro di cui si prende cura. Egli resta fieramente fedele a coloro di cui è responsabile.

sabato 15 ottobre 2011

Cosa sei?



«  "Sei un repubblicano?"
"Repubblicano [...] sì. Ma non significa nulla. Res publica, la cosa pubblica. Chiunque si interessi alla cosa pubblica può definirsi repubblicano. Anche i re sono repubblicani."
"Bene! Quindi sei un democratico?"
"No."
"Cosa? Forse un monarchico?"
"No."
"Costituzionalista?"
"Dio non voglia!"
"Vorresti una forma di governo mista?"
"Meno che mai..."
"E allora cosa sei?"
"Un anarchico..."
"Ah, [...] capisco. Sei ironico."
"Assolutamente no. Ti sto dando la mia seria e ponderata professione di fede. Sebbene un fervente sostenitore dell'ordine, io sono - nel più forte significato del termine - un anarchico." »

venerdì 14 ottobre 2011

Salvaci da Benigni, dalla Stasi e dall'indifferenza


Ho voluto salvare questo commento di otto mesi fa, per fartelo leggere... poi dimmi cosa pensi tu...


Ieri sera o guardato Sanremo. Ho messo in registrazione annozero che guarderò fra poco. Sapevo cosa mi aspettava per quanto riguarda le canzoni ecc. anche se la delusione è aumentata quando è arrivato Vecchioni... Poteva evitare, che c'entra lui lì... comunque...Volevo vedere Luca e Paolo ma soprattutto Benigni. E arriva il momento. L'ingresso, mi ha lasciato interdetto, con quel povero cavallo che a momenti cade davanti al palco... pazienza. Ma poi? Uno sproloquio che dura ... che so, quaranta minuti? un'ora? Sull'esegesi dell'inno di Mameli, tranci di risorgimento serviti in salsa retorica... Ma per favore!E in prima fila i capi della Stasi che controllavano e soppesavano le parole, le battute, i gesti... Tutti soddisfatti alla fine del monologo si sono alzati per applaudire, appagati, non ho capito se dal guitto o dallo scampato pericolo... Ma queste cose succedevano nel periodo fascista. Per un attimo, io che non ho vissuto il fascismo in prima persona, ho capito cosa volesse dire censura e paura. Sottomissione.

Benigni, dopo una notevole dimostrazione di equilibrismo, sudato fino nell'anima e consapevole, s'inchina e se ne va... Ma è un birillo, una marionetta senza volontà, proprio come quel Pinocchio che ha interpretato e che forse più di lui ha dato prova di coraggio...

Non sono bastati Luca e Paolo, mezz'ora dopo a recitare le parole di Antonio Gramsci, con mestiere e trasporto, quasi a scusarsi per quanto era successo prima. Non è bastata l'immagine di Gramsci quasi torreggiante sul palco dell'Ariston. Mi è rimasto in bocca un gustaccio cattivo, ferroso. E quello che speravo che non si ripetesse più... invece era lì, nelle prime fine del parterre.

Salvaci Robespierre.

Recuperato dal18/02/2011

giovedì 6 ottobre 2011

La mente

In Occidente è prevalsa a partire da Cartesio e almeno sino al XIX secolo la prospettiva dualista (con la sola eccezione di Spinoza per il quale "Dio = Mente" e "Mente = Uno-Tutto = Natura), nelle culture dell'Oriente prevale la visione olistica di una mente-anima globale, l'Atman, riflessa nella mente degli uomini come Jivatman. Questa prospettiva della mente nel pensiero filosofico orientale, caratterizza il corso completamente differtente del pensiero orientale rispetto a quello occidentale.