venerdì 14 ottobre 2011

Salvaci da Benigni, dalla Stasi e dall'indifferenza


Ho voluto salvare questo commento di otto mesi fa, per fartelo leggere... poi dimmi cosa pensi tu...


Ieri sera o guardato Sanremo. Ho messo in registrazione annozero che guarderò fra poco. Sapevo cosa mi aspettava per quanto riguarda le canzoni ecc. anche se la delusione è aumentata quando è arrivato Vecchioni... Poteva evitare, che c'entra lui lì... comunque...Volevo vedere Luca e Paolo ma soprattutto Benigni. E arriva il momento. L'ingresso, mi ha lasciato interdetto, con quel povero cavallo che a momenti cade davanti al palco... pazienza. Ma poi? Uno sproloquio che dura ... che so, quaranta minuti? un'ora? Sull'esegesi dell'inno di Mameli, tranci di risorgimento serviti in salsa retorica... Ma per favore!E in prima fila i capi della Stasi che controllavano e soppesavano le parole, le battute, i gesti... Tutti soddisfatti alla fine del monologo si sono alzati per applaudire, appagati, non ho capito se dal guitto o dallo scampato pericolo... Ma queste cose succedevano nel periodo fascista. Per un attimo, io che non ho vissuto il fascismo in prima persona, ho capito cosa volesse dire censura e paura. Sottomissione.

Benigni, dopo una notevole dimostrazione di equilibrismo, sudato fino nell'anima e consapevole, s'inchina e se ne va... Ma è un birillo, una marionetta senza volontà, proprio come quel Pinocchio che ha interpretato e che forse più di lui ha dato prova di coraggio...

Non sono bastati Luca e Paolo, mezz'ora dopo a recitare le parole di Antonio Gramsci, con mestiere e trasporto, quasi a scusarsi per quanto era successo prima. Non è bastata l'immagine di Gramsci quasi torreggiante sul palco dell'Ariston. Mi è rimasto in bocca un gustaccio cattivo, ferroso. E quello che speravo che non si ripetesse più... invece era lì, nelle prime fine del parterre.

Salvaci Robespierre.

Recuperato dal18/02/2011

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