domenica 3 aprile 2011

Le invasioni barbariche


In un film discretamente noto di qualche anno fa, Le invasioni Barbariche del regista canadese Denys Arcand (di cui si consiglia caldamente la visione a chi non l’abbia già fatto), ad un certo momento uno dei protagonisti afferma un concetto rivelatore: «Contrariamente a quanto si ritiene, l’intelligenza non è una caratteristica individuale, è un fenomeno collettivo, nazionale, intermittente», e cita a esempio l’Atene del V a.C., in cui si trovarono a vivere personaggi del calibro di Euripide, Sofocle, Platone, Socrate, Fidia e altri ancora, tra pensatori, letterati, artisti e strateghi, tutti pressoché contemporanei, tutti cittadini dell’Atene di Pericle, la prima grande democrazia – parziale certo quanto si vuole, imperfetta, schiavista, zeppa di disuguaglianze sociali ma, di certo, una miniera di intelletti sublimi, concentrati in uno stesso spazio socio-culturale.
Un caso? No, l’intelligenza è contagiosa, le idee si cibano di idee, ogni idea rappresenta il gradino sul quale il prossimo individuo può poggiare il suo ingegno e superare il precedente. Quello che il film non dice, o lascia solo intuire, è che purtroppo, questa “scala” ideale, funziona tanto in salita, quanto in discesa. Anzi, la natura ci insegna che scendere è più facile che salire (si asseconda una forza fisica, anziché opporlesi); allo stesso modo, la stupidità non comporta alcuno sforzo perché si affermi: basta lasciarsi andare e in un attimo ci si ritrova in un baratro culturale.
I personaggi pubblici, che siano della politica, dello spettacolo, dell’arte o della cultura, hanno, da questo punto di vista, una responsabilità enorme. Con la loro sola visibilità sono in grado di orientare il pensiero collettivo, illuminando certi strati della società piuttosto che altri, allargando o restringendo la tolleranza verso determinati atteggiamenti, giustificando comportamenti e posizioni. In breve, essi possono dirigere l’andamento del pensiero del paese in senso ascensionale – ossia provocando all’intelligenza – oppure, ahinoi, in senso discensionale, provocando alla stupidità.
E noi in che momento intellettivo siamo? Siamo, ad esempio, in un momento in cui un altofunzionario di un ente scientifico di livello mondiale può affermare che due personaggi letterari furono persone in carne e ossa, con quella specifica identità descritta nella narrazione, e che da essi nacque l’intero genere umano. E quasi nessuno che faccia una piega: è un’opinione come un’altra e c’è libertà di espressione – ci hanno insegnato a ripetere a pappagallo.
Si entra così in un circolo vizioso in cui, come in una spirale perversa, il cattivo si specchia nel peggiore, si sente incoraggiato, e inizia il gioco al ribasso. Così, accade che un sottosegretario può dichiarare di aver acquisito un Master in un’università dove non l’hanno neanche mai vista. Ma nessuno si scompone, chi non ha gonfiato un po’ il proprio curriculum almeno una volta? Accade anche che un patrimonio mondiale dell’umanità, Pompei, vada in rovina e il ministro deputato a difenderlo dichiari: «Non creiamo allarmismi». Dopo tutto, sono solo sassi vecchi. Ci si ritrova, così, in un paese in cui, a fronte della più grave crisi politica, sociale e umanitaria che il Mediterraneo abbia mai visto negli ultimi decenni, e che richiede un dispiegamento di forze economiche, strategie diplomatiche, azioni mirate e coordinate, ancora un altro ministro di Governo risolva la questione dicendo: «Foera di ball». Plauso: il ministro è uno dei nostri, è come noi.
In questo deserto culturale senza tempo, in cui l’importante è, come dicevano i Greci sofisti, peithéin kai psychagogéin (persuadere e affabulare, potremmo tradurre), tutto è opinione, la conoscenza, la competenza, la cognizione reale dei fatti, spariscono in nome di una fraudolenta democrazia in cui tutti (ossia anche chi non ne ha le competenze) possono ambire a ricoprire cariche pubbliche e di eccellenza. Ciò è molto rinfrancante per alcuni, ma dovrebbero sapere che i Greci non chiamavano ciò democrazia; avevano un termine meraviglioso e preciso per descrivere questa condizione:oclocrazia, governo della feccia.
Osiamo dunque essere intelligenti, e risaliamo quella scala prima che i miasmi della decomposizione culturale ottundano gli ultimi ingegni rimasti.
Alessandra Maiorino

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