lunedì 16 aprile 2012

Articolo 18 addio...

Stanno cambiando le norme che regolano il lavoro. Le norme che determinano i rapporti di lavoro, cioè le relazioni tra lavoratori e datori di lavoro. Tra padroni e sotto, avrebbe detto mio nonno. E tra poco torneremo tutti a dire così, perché quello che sta succedendo oggi, sotto gli occhi di tutti, fra l'incredulità di alcuni e l'indifferenza complice e beota di molti, è uno stravolgimento, non un cambiamento ma un annullamento dei rapporti tra lavoratori e padroni. Un cambiamento epocale che riporterà la classe lavoratrice indietro di circa un secolo. Per lo meno per quanto riguarda il ceto medio e quello basso. Si sta compiendo, in un silenzio da anestesia totale, un espianto dei diritti. In anestesia totale, non a caso uso questo parallelo, perché dolore se ne sente poco, anestetizzati come siamo dal (relativo) benessere, dalla tivù spazzatura, da una informazione addomesticata (anche quella politicizzata) e da una morale che ci impedisce fisicamente di ribellarci. L'effetto di questo cambiamento, anzi gli effetti (secondo me) saranno diversi e tutti nefasti. A breve termine assisteremo ad un lento, ma progressivo e inesorabile indebolimento dei sindacati. Con buona pace di tutti quelli, operai compresi, che dicevano che i sindacati non servono, che sono tutti venduti, ecc. E grazie anche all'opera dei sindacati gialli, e alla costante erosione psicologica di tutti i media non politicizzati. L'indebolimento dei sindacati avrà come conseguenza immediata una caduta del costo del lavoro, per evidenti ragioni. Effetto a medio termine, la ripresa economica (ma solo per la classe imprenditrice). Effetto a lungo periodo, invece sarà la scomparsa totale, del ceto medio e, come conseguenza diretta, l'annullamento della democrazia...
Sta cominciando il lungo crepuscolo... ma come diceva Eduardo "a da passà a nuttata..."
Sono una Cassandra? Non credo. 

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